Mamma a tempo pieno

Lo stereotipo della mamma
E’ lunedì sera, sono in piscina e sto guardando attraverso la grande vetrata le mie bambine all’interno delle vasche. Di fianco a me altri genitori, altre mamme. Involontariamente ascolto le chiacchiere tra due mamme:
“… ho scelto di mandarlo in piscina il lunedì perché è l’unico giorno in cui ci sono, così posso accompagnarlo e vederlo. Tutti gli altri giorni è impossibile, sono sempre al lavoro…”
“Purtroppo” risponde l’altra mamma “è così…o lavori o fai la mamma”
L’ambiente, le circostanze, le esigenze in cui viviamo, sono sicuramente elementi da tenere in considerazione ma non ci sto a sottostare a stereotipi e convinzioni che appartengono (generalmente) a chi osserva da fuori, a chi generalizza, a chi decide, a chi “sta”.
Una società che promette ma che è ancora molto lontana da quell’emancipazione che permette la vera libertà. Di fatto una donna che diventa mamma “è costretta” a fare scelte obbligate che impongono quanto tempo potrà trascorrere insieme ai propri figli, e/o cos’altro fare di se stessa. Una donna, così come un uomo, dovrebbe poter continuare a coltivare e vivere sogni, ambizioni e aspirazioni al di là del suo essere diventata madre.. dovrebbe. La realtà, porta (troppo spesso) a credere cose che non esistono.
Io ho fatto una scelta credendola libera, senza mai negare la fatica che questa scelta mi è costata e senza credere che debba essere per forza quello che mi è stato mostrato.
Conosco tantissime donne che lavorano, studiano e sono anche “altro” oltre ad essere mamme. Anche io sono una di queste. Ho sicuramente la mia interpretazione di un ruolo che sento appartenermi (direi da sempre) e che ricopro semplicemente con quello che sono.
Sono una mamma a tempo pieno a modo mio? Probabilmente sì, ma non potrei esserlo in nessun altro modo.
Cosa significa per me essere una mamma a tempo pieno?
Ecco cosa significa per me.
Da bambina volevo fare la mamma. Sognavo di avere tanti bambini, volevo un marito che mi baciasse tutte le sere al rientro a casa dopo il lavoro e anche un cane in giro per casa.
Mentre i miei coetanei si misuravano tra Holly e Benji e Candy Candy io guardavo “La famiglia Bradford”, quella serie televisiva che nasce nel 1977, come me, e forse questo ha suggestionato il mio sogno e il mio cammino. O forse no.
Mi chiedo chi sarei se mi fossi innamorata di Lady Oscar…
Ho lavorato per tutta la vita per realizzare il mio sogno e mi sono resa conto che la parte più affascinante di un sogno è viverlo dopo averlo realizzato. Ho vissuto un lungo periodo in cui ho superato le mie aspettative. 5 bambini e ben 2 cani. E anche i baci ogni sera.
Un sogno al quale non avrei potuto lavorare da sola, almeno per quello in cui credo. La base di questo mio sogno è il mio matrimonio. Uno dei miei più grandi successi, finché è durato. Che impresa ragazzi essere sposati con me. Forse solo ora che ho salvato mio marito me ne rendo conto. Mica facile stare con una che vuole solo stelle e che vive in un mondo tutto suo.
Una splendida giornata e tutto il resto…
Due ragazzi si incontrano e… vissero per sempre felici e contenti. Nelle favole funziona così. Anche nella vita può funzionare così… i colori che riempiono la vita però, possono cambiare, a volte offuscarsi… oppure si fanno più nitidi. Ma iniziamo dal principio.
Quel giorno è stato meraviglioso. Il cielo era di un azzurro intenso e il caldo, strano, di quella giornata sembrava volerci portare in estate. Oltre quel giorno, ben oltre. Quel sorriso, felice e soddisfatto, stampato sulla mia faccia, non si è arreso neanche davanti alla torta che non era quella che avevamo scelto e mi ha accompagnata da quando mi sono svegliata all’alba, a quando poi, sfinita, sono andata a dormire la sera. Ho pianto durante lo scambio delle promesse. Sarà perché, più o meno consapevole, quello è il momento in cui metti la tua vita nelle mani di qualcun’altro e accogli la sua vita nelle tue.
Ci si impegna a scegliersi tutti i giorni Scegliersi ogni giorno. Io credo sia questo il segreto di un matrimonio di successo. Ecco perché sono convinta che lo sia stato. Poi arrivano le oscillazioni. Una grande e piacevole sfida quotidiana. I nostri cinque figli (gravidanze e conseguenze comprese), le faccende di casa, le tante cose da fare, la spesa, il lavoro, i nostri hobby, il nostro spazio. Il nostro essere. Insomma, possono essere davvero molte le prove da superare ogni giorno. Bisogna avere la voglia di conoscersi e la capacità di abbattere quelle barriere che ostacolano la vera fusione. Volersi, cercarsi, desiderarsi, ascoltarsi, accettarsi nelle proprie imperfezioni.
Cercare l’occasione per un caffè. Avere voglia di un momento da trascorrere insieme. Creare sostanza fatta di due “perfetti sconosciuti”. Conoscenza totale, fiducia, e anche mettersi nelle mani dell’altro per quello che si è nel profondo. Darsi la giusta attenzione, elevare piccoli gesti quotidiani (che a volte sembrano insignificanti). La voglia di fare lo sforzo in più. La capacità di fare un passo indietro. Ed è stato così: erano le nostre imperfezioni a creare l’incastro giusto. Ascoltarci, raccontarci, aspettarci e riuscire a creare un’intesa e una complicità non perdendo la propria individualità, quell’ingrediente essenziale.
Abbiamo lavorato con impegno per mantenere saldo lo spazio di coppia (non scontato) all’interno della nostra grande famiglia. Abbiamo cercato del tempo esclusivo, abbiamo creato complicità e abbiamo vissuto pienamente il nostro tempo. Abbiamo vissuto nella verità e nel rispetto dei ruoli che ognuno di noi due ricopriva all’interno della coppia. Tutto questo fino a quando entrambi abbiamo lavorato per noi. Poi, è accaduto qualcosa che ha scomposto il nostro equilibrio ed è andato a smuovere quella parte di integrità che ognuno di noi due metteva nel rapporto di coppia, che è la base anche rispetto alla famiglia.
Siamo stati tutto questo. Ci siamo riusciti fino a quando ci siamo sentiti una squadra io e lui, e si lavorava per il nostro bene comune. Poi, quel qualcosa che è accaduto, mi ha mostrato altre faccia di una medaglia che per me era l’unico premio che avrei voluto in questa vita. Anni che sembrano essere passati in un battito di ali.
Non basta una vita per conoscere una persona
Ora… accetto, accolgo e comprendo che non basta una vita per conoscere una persona. Io ancora scopro il nuovo di me, figuriamoci di lui. La vita è un continuo cambiamento, ammetterlo e comprenderlo fa la differenza. E quando la differenza emerge, senti il sottofondo di tutta la vita diventare una sinfonia stonata. Respirare reciprocità vera e naturale, viene facile finché va tutto bene. Ci arriviamo, alla conclusione, in maniera differente. Abbiamo posizioni diverse date dai nostri tempi e modi di essere così diversi.
Rimango convinta che può cambiare la forma di tante cose e che il contenuto e la sostanza rimangono se veri. Passeranno il dolore e il rancore, la delusione e quel senso di fallimento che pervade, e ciò che rimarrà sarà tutto quello che è stato vero. Al momento rimango concentrata su ciò che rimane in evidenza. Pertanto oggi sottolineo ciò che per me significa essere Mamma a tempo pieno.
Qual è la priorità di una mamma a tempo pieno?
Ma dai??? Neanche il bisogno di chiederlo. Chiamarla priorità è forse assurdo per quanto scontato. E’ l’ossigeno di una mamma, essenziale come l’acqua, indispensabile quanto l’aria. Ma certo: sono i figli. Da quando si diventa mamma, si è mamma prima di tutto e tutti. Siete d’accordo? E’ naturale, giusto?
Ma… avete trovato l’errore? Anche l’errore è naturale, istintivo, quasi insito così come la natura di una mamma. La priorità di una persona è la persona stessa. E’ una formula semplice ma fondamentale.
Vorrei dirvi tutta la verità. Recentemente una persona molto importante per me mi ha detto: “Hai trasformato il significato di mamma a tempo pieno. Una mamma a tempo pieno è quella che sta a casa e si occupa dei figli e della casa” Forse è una chiave di lettura questa. Probabilmente lo è. Ci può stare, ma la mia definizione tiene conto anche di me, di quella donna che nella mamma ha il diritto di risplendere.
Pertanto io continuo il mio viaggio da mamma a tempo pieno.
Una mamma ha due doveri: preoccuparsi ed evitare di farlo.
E.M. Forster
La mia missione: crescere dei figli autonomi che sappiano scegliere come arrivare alla loro autorealizzazione
Ho imparato parecchie cose finora. Quella più incisiva è stata il continuo confronto con me stessa e con quello che so fare meglio per cercare di migliorarlo ogni giorno. La più dolce è forse quella di usare parole e gesti gentili con le persone perché potrebbero essere gli ultimi ogni volta. La più utile: il perdono. La più bizzarra forse, un grande cambio di pensiero: pensavo di essere instabile, invece poi ho capito che quello che pensavo fosse “perdita costante di equilibrio” è un flusso naturale di cambiamento che avviene nella vita di ognuno, accettarlo significa abbracciarsi e… amarsi.
Conclusione
La vita ci propone cose utili e solo quello che possiamo affrontare.
I nostri figli sono piccoli indifesi nelle mani delle mamme. Meritano di poter sognare un altrove più luminoso
Investita dalla vita. Mi sento una mamma imperfetta, a volte inadatta, spesso stanca e costretta, talvolta, a distrarmi. Corro dietro alle soluzioni cercando quella giusta e poi non mi perdono facilmente (e velocemente) quando sbaglio strada. Mi è capitato di perdere di vista e il contatto me stessa e quello che realmente avrei potuto fare.
Nel complesso, fa paura ma è il più bel viaggio che avrei potuto immaginare in questa mia vita.
Ecco in sostanza cosa sono.
Una donna che:
- ha imparato (a fatica) l’autonomia, per poterla insegnare ai propri figli.
- ha creato dei sistemi, abitudini e rituali capaci di comprendere al tempo stesso contenimento e flessibilità.
- ha lavorato su momenti esclusivi, fatti solo di noi (io e i miei figli), per imparare e insegnare che nelle piccole cose si trova un valore immenso.
- ha fatto scelte di qualità ponderando le responsabilità.
- ha lavorato sulla versione migliore di se stessa, il che non significa essere perfette, ma affinare e smussare continuamente tutto ciò che è migliorabile.
Oggi sono la mamma di cinque persone che amano, pensano e agiscono capaci di farlo con la loro testa e il loro cuore, ma che sanno che la mia mano è sempre pronta ad accarezzargli il cuore.
Oggi sono una mamma a tempo pieno soddisfatta del lavoro fatto finora.
La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro
Frank A. Clark
Ecco qual è, secondo me, l’essenza di una mamma. Ecco perché Profumo di Mamma. Ma di questo continuerò a parlarvi la prossima settimana.
Vi abbraccio,
Paola ♥
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